sabato 20 gennaio 2007

Veardo: cos'è il Piano Regolatore Sociale di Genova

A cura di Paolo Veardo, Assessore alla Città Solidale del Comune di Genova.
Il Piano Regolatore Sociale è la scelta di pianificazione strategica operata dall’Amministrazione Comunale di Genova, in collaborazione con le forze economiche e sociali e le altre istituzioni cittadine, per far fronte alla crisi dei sistemi di welfare, spesso accompagnata dal trasferimento agli Enti locali e territoriali di competenze e funzioni dello Stato.
Una scelta maturata anche a seguito delle profonde trasformazioni della Città, che ha rinnovato se stessa con i recenti interventi urbanistici e architettonici e con la riconversione, ancora in atto, dell’apparato produttivo. Un rinnovamento che ora deve prevedere il necessario ulteriore sviluppo economico con conseguente innalzamento del tasso di attività e di occupazione; un nuovo equilibrio e una nuova ricomposizione sociale; un’adeguata attenzione ai temi dello sviluppo demografico.
Il Piano ha avuto origine, inoltre, dalla consapevolezza che le politiche sociali devono essere allargate, interistituzionali e comunitarie, devono intrecciarsi con le politiche economiche e urbane, devono porre al centro della loro azione le persone.
Questi i principi regolatori che ne hanno segnato lo sviluppo:
- l’equità e i diritti, ossia il riconoscimento preliminare e fondante della necessità di tutelare i diritti inalienabili di tutti i cittadini;
- la governance, ossia lo stile di governo che prevede la cooperazione e l’interazione di tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nel nuovo disegno di Città;
- la solidarietà, ossia il lavoro condiviso, finalizzato al bene comune, non solo nella logica di mutualità, ma nella sua relazione con la responsabilità e l’efficienza, cui si accompagna la scelta di un welfare che si prenda cura dei più deboli, ma nello stesso tempo si impegni a delinearne uno nuovo per tutti i cittadini;
- la sussidiarietà, ossia la fiducia nella libertà, nella dignità, nella capacità del singolo cittadino e dei gruppi rappresentativi di costruire percorsi di partecipazione politica e amministrativa;
- la partecipazione, ossia l’individuazione di nuovi modi, non strumentali o episodici, di appartenenza alla “città”, in modo che essa sia uno spazio in cui ciascuno si senta incluso e possa vivere, godendo dei benefici della convivenza ed esercitando le proprie responsabilità.
A fronte di tutto ciò il Comune si è fatto carico del ruolo di regista di un processo che deve condurci a far sistema tra solidarietà pubbliche e private, di cui il nostro territorio è così ricco. Bene comune e società civile, tra loro strettamente connessi, possono rendere la città luogo di solidarietà concreta così come si esprime nei rapporti comunitari, condizione per lo sviluppo delle identità personali e collettive, incubatore di creatività e di imprenditorialità, ambito di regolazione sociale e garanzia di libertà.

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