venerdì 1 dicembre 2006

Maltesu: "Genova deve modificare il suo rapporto con l'aeroporto"

Il dibattito sull'aeroporto
NO AL TRASLOCO
intervento di Marco Maltesu su Il Ponentino di gennaio 2007
L’aeroporto di Genova si trova in una condizione invidiabile dal punto di vista logistico. La posizione sul mare( nel vero senso una piattaforma sul mare) vicino ad autostrada, ferrovia ed al porto, gode realmente di una posizione unica al mondo. In altre nazioni si cerca di ottenere condizioni similari, vedi la Spagna che cerca, spostando la foce di un fiume, di avvicinare il porto all’aeroporto di Barcellona (6km). Tutto questo a Genova esiste già ed è sufficiente che le istituzioni credano a questa enorme miniera esistente.
L’aeroporto non è esclusivamente il posto dove atterrano e decollano gli aerei, ma può divenire una enorme opportunità in particolar modo in una città che ha fame di lavoro. Per avere un’idea di cosa può rappresentare un aeroporto basti pensare che nell’aeroporto di Roma Fiumicino lavorano 30.000 persone; è ben vero che l’aeroporto di Roma Fiumicino sorge vicino ad una città di 5 milioni di persone con un’enorme attrattiva di turisti, ma un aeroporto come quello di Genova può divenire, come hanno dimostrato altre città anche di piccole dimensioni (vedi ad esempio Bergamo, Verona, Brescia per citarne alcune) una grande opportunità di sviluppo.
Cosa può significare un aeroporto è difficile esprimerlo, si può tuttavia affermare che è un crocevia di culture, che è una connessione con tutti gli elementi culturali e produttivi di una città, di una provincia, di una regione, possiamo dire che è difficile ipotizzare lo sviluppo culturale, turistico ed imprenditoriale di una comunità senza il supporto sul territorio di un aeroporto.
Il caso Genova è emblematico, caso unico di città che ha al suo interno un aeroporto in pieno centro della città, ma non riesce a cogliere i frutti della presenza di questo fattore di eccellenza.
La città di Genova, la regione Liguria imprigionate da una carenza cronica di infrastrutture, non sfruttano l’unica struttura in grado di produrre grandissimi risultati con il minimo sforzo. Per esempio risulta incredibile agli occhi di un qualsiasi conoscitore di trasporti, comprendere come sia possibile che questa città nelle situazioni descritte sopra, possa rinunciare alla grande opportunità di mettere a sistema tutte le opportunità di trasporto in una grande area intermodale, per esempio attraverso la costituzione di un distripark per le merci nell’area delle ex acciaierie, un’area già pronta “naturalmente” che avrebbe bisogno di minimi investimenti per diventare appetibile per il mondo intero.
Ma se questo è già un progetto che domanda convergenza di intenti fra istituzioni e realtà economiche come è possibile che i 300 m che separano l’aeroporto in linea d’aria dalla stazione ferroviaria di Sestri Ponente, non vengano colmati per creare istantaneamente un collegamento fra treno ed il mondo intero? Tale collegamento potrebbe essere utilizzato immediatamente non solo per i passeggeri, (si potrebbe ipotizzare che Genova, attualmente ad un’ora e trenta dalla stazione centrale di Milano senza alta velocità, possa divenire appetibile anche per i milanesi!) ma soprattutto per il trasporto delle merci: esistono ormai delle merci “insospettabili” che viaggiano quasi esclusivamente in aereo nonostante non abbiamo problemi di deperibilità, senza parlare invece delle merci deperibili che in un contesto ben organizzato potrebbero assumere quantità di estremo interesse.
In questo contesto voglio sottolineare la potenzialità del Colombo di permettere l’operatività a qualsiasi tipo di aeromobile ad eccezione del nuovissimo Airbus A380 che pochi aeroporti nel mondo hanno la capacità di accogliere.
Sono passati i tempi in cui l’aeroporto di Genova era l’aeroporto alternato naturale per tutti gli aeroporti del nord, e spesso anche di più lontani come Roma Fiumicino; ora i moderni sistemi strumentali di aiuto all’avvicinamento e atterraggio installati sugli aeroporti, consentono l’operatività, seppur rallentata, in condizioni di visibilità prossimi allo zero.
Una parola sullo spostamento dell’aeroporto previsto dal progetto dell’arch. Piano. Se davvero l’esigenza dello spostamento a mare nasce dalla necessità di posizionare gru alte 130m nel porto, si deve considerare che il rapporto di spostamento deve essere di 1 a 7, ovvero ad ogni metro di altezza ne devono corrispondere 7 di spostamento laterale: è facile a questo punto calcolare che per posizionare le famose gru si dovrebbe spostare l’aeroporto di ben 910m , quasi un chilometro di spostamento a largo con tutti i problemi ed i costi che comporterebbe l’operazione. Siamo ben sicuri che siano state esaminate tutte le proposte alternative, ad esempio gru a profilo ribassato o altro? Si è riflettuto, ad esempio, che si può anche fare il contrario come propone il Presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto e cioè creare una piattaforma al largo dell’aeroporto al servizio del porto?
Per altro non ha alcun senso parlare di aeroporto oltre le montagne: primo, perché sarebbe eventualmente l’aeroporto di Alessandria o Novi e comunque non di Genova. Secondo, chi da Genova dovesse mettersi su un treno per arrivare oltre le montagne, non andrebbe in questo “fantomatico” aeroporto ma continuerebbe comunque o per Milano Linate o per Milano Malpensa dove l’offerta sarebbe sicuramente più alettante; infine, a chi propone tale soluzione dico che, dal punto di vista tecnico è impossibile da attuare perché già il “Colombo” ha problemi di interferenze con le procedure degli aeroporti milanesi ed un aeroporto più a nord non avrebbe alcuno spazio per proprie procedure di arrivo e partenza. Pertanto è un’ipotesi insostenibile.
Genova deve quindi modificare il proprio rapporto con l’aeroporto; le istituzioni e le realtà imprenditoriali devono costruirsi sulle opportunità offerte dalla presenza dell’aeroporto. C’è la necessità che la politica di gestione dell’aeroporto non sia a se stante ma che possa essere integrata all’interno della politica istituzionale della comunità; c’è la necessità di rapporti più stretti fra gestione ed istituzioni, ed infine c’è la necessità che i managers preposti abbiano grandi capacità di interazione con il territorio e le istituzioni.

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