venerdì 1 dicembre 2006

Bagnasco: "A Genova serve un colpo d'ala"

Stralcio dell'Omelia di S.E. Mons. Angelo Bagnasco, in occasione del Te Deum di ringraziamento del 31 Dicembre.

[...] Tornato a casa dopo aver dovuto girare in lungo e in largo l'inesauribile scrigno che è l'Italia, ho riscoperto una Città straordinariamente bella per natura e arte, per storia e tradizione. E la casa, quando è bella e accogliente, predispone l'animo ad affrontare meglio gli inevitabili problemi della vita. Quando invece tutto attorno è cadente, logoro e sporco, siamo tentati a lasciarci andare.
Ma ho trovato altresì una sorprendente ricchezza di risorse umane, di intelligenza, di professionalità di altissimo livello, di capacità d'impresa, di dedizione. Se è vero purtroppo che non pochi – specialmente giovani – devono cercare lavoro fuori Genova, è anche vero che la Città non è affatto un deserto, e che guarda all'immediato futuro con occhi non solo di mantenimento ma anche di concreto sviluppo. Alcuni fronti del benessere di Genova sono noti a tutti: il porto – cuore naturale e irrinunciabile della Città -, deve pulsare a pieno ritmo per dare linfa a tutto il corpo; ma anche la tecnologia che punta a livelli di altissima specializzazione, nonché il turismo appena iniziato ma promettente, sono spazi di ulteriore e necessario sviluppo. In questi campi, come in moltissimi altri - nuovi e antichi, grandi e piccoli – i giovani devono trovare forme stabili di lavoro per poter progettare il loro futuro anche in termini di famiglia. Sarà così possibile invertire il preoccupante calo demografico che tende a far invecchiare la Città, creando facili e nefasti meccanismi di fine corsa.

[…]

Mi sono chiesto di che cosa Genova abbia bisogno per fare quel passo oltre, per avere quel nuovo colpo d'ala che le permetta di essere meglio se stessa. Non tocca a me suggerire cose che altri, molto meglio di me, conoscono. A me, Padre e Pastore, sembra di dover dire: Genova ha bisogno di più amore! Conosco l'amore dei genovesi per la Città, ma oggi dobbiamo amarla di più, così come si amano con maggiore determinazione il padre e la madre che mostrano qualche difficoltà e che – forse solo con lo sguardo – chiedono ai figli di stringersi più vicini. A quel punto, che importano più dissapori passati o presenti, interessi individuali, ambizioni segrete, recriminazioni, puntigliosi punti di vista...? Ciò che importa è solo lei, Genova, sapendo che il suo maggior bene è il bene di ciascuno, e che se oggi dobbiamo rinunciare a qualcosa, domani vi sarà un bene più grande per tutti. E Genova sarà più ammirata e più ascoltata; sarà considerata con sempre maggior stima in Italia e in Europa. La sua vocazione europea è inscritta nella collocazione naturale che il buon Dio le ha dato. L'Europa deve guardare a Genova con simpatia e concreta operosità, e Genova deve guardare all'Europa – come al Nord Ovest dell'Italia - con determinazione e spedita lungimiranza. Non ci sono teoremi da inventare: tutto è scritto nella natura della Città e il tempo stringe. Ciò che si rimanda oggi, può essere tardi domani. Come in una famiglia: solo un amore più grande sprigiona quella fierezza corale che diventa solidarietà di intenti, di progetti, di risorse, di rischi, di forza contrattuale. Non ci sono ostacoli insormontabili. Le forze ci sono, e Genova lo merita!

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